“A ME GLI OCCHI PLEASE!”

OVVERO L’IMPORTANZA DELLA VISITA OCULISTICA NELLA DIAGNOSI, NELLA GESTIONE E NEL FOLLOW UP DELLE MALATTIE SISTEMICHE

ARTICOLO DEL 20 FEBBRAIO 2023

img-profile.png

Quando si pensa ad una visita oculistica, si pensa ad una serie di indagini più o meno fastidiose, volte ad identificare i difetti di vista e curare le malattie degli occhi . Tutto vero, ma non molti sanno che gli occhi proprio per le loro caratteristiche, possono essere considerati come un “quadro strumenti”, dove, i vari display ( palpebre, ciglia, cornea, iride, retina, cristallino ecc.), con l’interpretazione di segni e sintomi, possono dare un contributo fondamentale nella diagnosi e nel trattamento di molte delle patologie d’organo o sistemiche più diffuse. Ad esempio, l’esplorazione diagnostica dei vasi e capillari del fondo dell’occhio, previa istillazione di colliri midriatici, è una metodica unica, per ottenere una visione diretta delle condizioni dell’apparato vascolare, e le sue eventuali alterazioni patologiche. L’esame del fondo oculare è un esame semplice e immediato, che non deve essere mai sottovalutato nel percorso diagnostico di una determinata patologia. Le caratteristiche anatomiche dei capillari della retina e dei tessuti circostanti, sono in quel preciso momento, per deduzione, comparabili a quelle che troveremmo in atri distretti anatomici, come il cuore, il cervello, il rene ecc., solo che per questi dovremmo utilizzare indagini più invasive e con mezzi di contrasto.

Il diabete mellito di tipo 2 è una patologia metabolica estremamente diffusa nella popolazione occidentale ed è legata oltre che alla genetica, anche agli stili di vita tipici delle società più evolute, come la sedentarieta , l’obesità, l’alimentazione scorretta. Le conseguenze evolute della microangiopatia diabetica sono catastrofiche per i vari organi che progressivamente ne sono affetti, e lo sono ancor più per gli occhi, dove una diagnosi e un trattamento precoci, possono evitare un percorso inesorabile verso danni irreversibili all’apparato visivo.

L’ipertensione arteriosa essenziale, molto spesso, viene diagnosticata nel corso di una visita oculistica. Con l’esame del fondo oculare, si possono identificare precocemente delle alterazioni morfologiche sulla retina e sui capillari retinici , le quali ci consentono di studiare il grado di evoluzione della retinopatia ipertensiva, dalla prima diagnosi, alla sua evoluzione, in rapporto all’efficacia della terapia farmacologica.

img-profile.png

Le malattie endocrine possono coinvolgere in vari modi gli occhi e l’apparato visivo, molto spesso i primi sintomi del paziente con problemi endocrini, vengono riferiti all’oculista. Un edema delle palpebre, oppure una protrusione progressiva del bulbo oculare verso l’esterno, associati ad altri sintomi, possono essere segni di ipo- o iper-tiroidismo. Una secchezza oculare con dei disturbi conseguenti sulla superficie oculare, può essere il segno di una ipolacrimia, correlata ai disturbi ormonali da menopausa. In tutti i casi, trattamenti mirati, a volte anche molto semplici, possono contribuire alla risoluzione del problema. Meno frequenti ma non rarissimi, sono anche i tumori endocrini dell’ipofisi, dove le lesioni da compressione sulle vie ottiche comportano dei tipici deficit del campo visivo bilaterale.

Le malattie reumatiche come il lupus, e l’artrite reumatoide spesso si associano ad infiammazioni interne dell’occhio anche gravi come le uveiti e le iridocicliti. Altre volte sono associate a secchezza oculare anche severa, limitata alla superficie dell’occhio, oppure polidistrettuale ( sindrome di Sjogren), coinvolgenti altre mucose come quella vaginale o della bocca.

Le patologie croniche dell’apparato gastrointestinale e le intolleranze alimentari non diagnosticate, sono molto spesso la causa di disturbi cronici che coinvolgono le palpebre e la superficie oculare. L’incapacità di correlare due distretti apparentemente così distanti tra loro, fa si che molto spesso le spine irritative, non inquadrate nosologicamente, vengano tollerate come un un disturbo inevitabile con il quale il il paziente è costretto a convivere. La blefarite cronica è un'infiammazione all’origine non infettiva ma che può diventare, se non curata, un pabulum ideali per batteri, funghi e acari, che innescano irritazioni polimorfe complesse altamente disturbanti, come l’edema palpebrale, le secrezioni anomale, il bruciore oculare, la fotofobia, il senso persistente di corpo estraneo, le lacrimazioni e i pruriti talora anche molto intensi. Nella disfunzione delle ghiandole sebacee di Meibomio, che si trovano nello spessore palpebrale, la composizione del film lipidico delle lacrime è alterata. Il sebo in eccesso, a contatto con il sale delle lacrime, tende a saponificarsi , e ad occludere il dotto escretore delle ghiandole, provocando calaziosi, orzaioli, e tutto quel corteo di sintomi tipico di queste patologie. Molti pazienti con blefarite seborroica, sono affetti anche da patologie dermatologiche, come la rosacea, la dermatite seborroica del volto e del cuoio capelluto e l’ acne. Anche qui , spesso, la prima consapevolezza del problema si ha nell’ambulatorio dell’oculista. In questi casi un trattamento locale (schiume a base di disinfettanti e di tea tree Oil, unguenti oftalmici, colliri lubrificanti) che viene impostata dall’oculista dovrà essere in sintonia con trattamenti dermatologici, con un occhio attento all’alimentazione e alla funzionalità dell’apparato gastrointestinale.

img-firma.png